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Il 31enne lombardo di Busto Arsizio ha parlato a margine della partecipazione nei due challenger del Roma Garden
di Lorenzo Ercoli | 25 aprile 2021
Impegnato nei due Challenger romani organizzati al Tennis Club Garden, Roberto Marcora è ormai di casa nella capitale. Il tennista lombardo è infatti seguito da Francesco Aldi e da un paio di stagioni fa base a Roma: “Ho iniziato a lavorare con Francesco a fine 2018 quando lui era ancora a Palermo, poi ci siamo spostati a Roma e abbiamo trovato una base solida all’Enjoy Sporting Club dove tutti ci hanno accolti benissimo - spiega l’atleta di Busto Arsizio -. Il mio rapporto con Aldi è consolidato, c’è grande sintonia dentro e fuori dal campo. Ormai spendo più tempo a Roma che a Milano: a dicembre sto qui per tutta la preparazione e poi durante la stagione vengo qui per una decina di settimane totali”. Nel primo dei due eventi, il lombardo si è spinto al secondo turno. Dopo aver battuto Borna Gojo nel match di debutto, Marcora ha ceduto al peruviano Juan Pablo Varillas: “Sono molto contento di poter giocare due Challenger qui. Il primo match è andato via veloce, poi ho ceduto ad un avversario forte che ha giocato molto bene”.
“Il tennis è più brutto di prima perché la vita è più brutta di prima. Paire quando parla non ha tutti i torti: la bolla è stressante ed alienante perché non c’è modo di poter uscire o staccare dal tennis facendo un giro fuori”. Marcora fa un bilancio di come sia cambiato il tennis post pandemia evidenziando i punti dolenti: “Quando arriviamo ad un nuovo torneo dobbiamo stare un giorno in camera ad aspettare il tampone. A Montecarlo addirittura avevo il match alle 13:30 e alle 10:45 ancora non avevo fatto il tampone dopo un giorno d’attesa - racconta un episodio recentemente avvenuto nel Principato -. Ad ogni modo non possiamo fare niente, se si vuole giocare bisogna seguire le regole”. Lo stesso disappunto viene evidenziato per le recenti decisioni sulla scadenza dei punti: “L’ATP ha fatto un pasticcio con la classifica. Invece di far tornare tutto com’era prima della pandemia, hanno congelato ancora una parte di punti posticipando ad agosto 2022 il ritorno alla vera normalità del ranking. Arriveremo dunque nel 2022 con gente che avrà ancora una parte di punti del 2019. Però come detto siamo in un momento drammatico per il mondo, quindi noi tennisti andiamo avanti”.
Dopo il quarto di finale a Pune, Marcora aveva raggiunto il suo best ranking di numero 150 ATP nel febbraio del 2020. La pandemia non ha però permesso all’allievo di Aldi di poter capitalizzare il momento di forma: “Un tennista vive di fiducia, per entrarci ci vogliono tante partite e vittorie, per perdere tutto invece ci vuole un attimo. Purtroppo non ho potuto sfruttare il mio periodo di forma migliore. Quando sono tornato in campo a luglio la mia forma atletica non era ottimale e nelle prime uscite non ho trovato risultati - analizza Roberto, a fine 2020 falcidiato anche da problematiche fisiche -. Dopo qualche torneo mi sono rimesso in carreggiata, ma al Foro Italico mi sono stirato il flessore e poi durante le qualificazioni degli Australian Open ho avuto una ricaduta”. Impegnato al Garden in queste settimana, Marcora proverà nei prossimi mesi a riavvicinare la posizione di classifica lasciata con la pandemia: “Adesso si sale in classifica solo con grandi risultati, se no si rimane fermi. A febbraio 2020 puntavo ad avvicinarmi ai primi cento sperando di fare una capatina dentro, oggi invece so che è difficile. Sono numero 190, ma a separarmi dalla top 100 ci sono tanti punti . Ad ogni modo adesso sto giocando bene: perseverando e vincendo partite l’occasione arriverà”.