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Sospensione delle attività dei centri sportivi fino all'8 marzo. Riceviamo e pubblichiamo una testimonianza diretta dal Padel Factory Tribiano (Milano). In allegato il documento con tutte le ultime disposizioni attuative per far fronte all'emergenza e il testo integrale dell'avviso del 2 marzo dell'Ufficio per lo Sport del Governo
07 marzo 2020
L'AVVISO DELL'UFFICIO PER LO SPORT PUBBLICATO SUL SITO DEL GOVERNO DEL 2 MARZO
A integrazione del decreto n.52 dell'1 marzo 2020, è stato pubblicato sul sito del governo un avviso dell'Ufficio per lo Sport. Ecco di seguito il testo integrale:
In data 1 marzo 2020 è stato adottato il Decreto del Presidente del Consiglio dei Ministri recante ulteriori disposizioni attuative del decreto legge 23 febbraio 2020, n. 6, recante misure urgenti in materia di contenimento e gestione dell’emergenza epidemiologica da COVID-19.
Con riferimento alle previsioni in materia di sport di cui all'art. 2, si precisa quanto segue.
L'art. 2, comma 1, lettera a), ha disposto la sospensione sino all'8 marzo 2020, nelle Regioni Emilia Romagna, Lombardia e Veneto e nelle province di Pesaro e Urbino e di Savona, degli eventi e delle competizioni sportive di ogni ordine e disciplina, facendo tuttavia salvo, nei comuni diversi da quelli indicati all'allegato 1 dello stesso decreto, lo svolgimento dei predetti eventi e competizioni e delle sedute di allenamento degli atleti tesserati agonisti, all'interno di impianti sportivi utilizzati a porte chiuse.
Si raccomanda di adottare misure organizzative tali da garantire agli atleti la possibilità di rispettare, negli spogliatoi, la distanza tra loro di almeno un metro.
La sospensione prevista dal successivo art. 2, comma 3 dell'attività di palestre, centri sportivi, piscine e centri natatori, riguarda soltanto lo sport di base e l'attività motoria in genere, svolta all'interno delle predette strutture ed è limitata alla Regione Lombardia e alla Provincia di Piacenza.
Attenzione però: quanto previsto da queste righe è soggetto alle ordinanze dei sindaci dei singoli comuni, che hanno facoltà di restringere (ma non di allargare) le maglie delle restrizioni. A Milano, per esempio, il Sindaco Sala ha disposto che tali normative sono da considerarsi applicabili soltanto agli atleti tesserati per i campionati nazionali di Serie A.
Questo nuovo avviso integra e ridefinisce i limiti del decreto di domenica sera e delle ordinanze in esso contenute.
Facciamo un passo indietro. Il decreto, quello che impone la sospensione delle attività degli impianti sportivi “in Lombardia e nella sola provincia di Piacenza”, era cominciato a circolare domenica sera, sul tardi. Il tam tam dei post social dei vari circoli e strutture lombardi si è fatto via via più martellante. Tutti, dopo aver previsto la riapertura (seppur con molte limitazioni), si sono trovati a dover comunicare - con pochissimo anticipo - il dietrofront a soci, frequentatori, allievi e appassionati: tutto sospeso, niente sport almeno fino all’8 marzo compreso.
Nel decreto (in fondo all'articolo l'allegato con la versione integrale) sono infatti contenute disposizioni fortemente limitative per lo sport regionale lombardo: “Nella sola regione Lombardia e nella sola provincia di Piacenza - si legge all’articolo 2 comma 3, punto A del decreto - si applica altresì la seguente misura:
“Sospensione delle attività di palestre, centri sportivi, piscine, centri natatori, centri benessere, centri termali, fatta eccezione per l’erogazione delle prestazioni rientranti nei livelli essenziali di assistenza, centri culturali, centri sociali, centri ricreativi”.
Dopo l'emanazione del decreto n.52 dell'1 marzo, poi integrato dall'avviso del 2 marzo di cui sopra, abbiamo ricevuto volentieri pubblichiamo alcuni stralci della testimonianza di Emiliano Pozzoni, di Padel Factory, piccola struttura affiliata alla FIT con tre ‘gabbie’ da padel 16 km a nord di Lodi, direttrice Milano.
“Come da nuovo decreto ministeriale, Padel Factory Tribiano sospende tutte le attività e rimane chiusa – salvo deroghe e auspicabili correttivi - fino a domenica 8 marzo.
Non capiamo, ma ci adeguiamo. O meglio, capiamo l’emergenza e siamo consapevoli che la salute venga prima di ogni altra cosa. Quel che non riusciamo proprio a comprendere è il senso e il “peso” delle misure. Riportiamo il nostro caso, ma come noi ce ne sono tanti altri. Siamo un piccolo centro con soli tre campi da padel. Nient’altro. Da noi possono giocare al massimo, in contemporanea, 12 persone in uno spazio di oltre 1000 metri quadrati. Non ci sono assembramenti, non c’è quasi prossimità fisica, non c’è condivisione di attrezzature.
È ovvio che non si può fare un decreto per ogni singolo caso, lo sappiamo. Ma è possibile pensare a soluzioni normative più chiare, specifiche, pragmatiche e giuste. È l’unico modo per tutelare le imprese, i lavoratori, ma anche la stessa salute delle persone. Perché, ad esempio, non intervenire con delle limitazioni al numero di ingressi nei centri sportivi, come peraltro previsto nei comprensori sciistici (Un certo numero di persone per m2?). Perché non limitarsi a evitare situazioni di assembramento, quali corsi, lezioni di gruppo o utilizzo degli spogliatoi? Perché colpire indiscriminatamente ogni tipo di attività? (Due persone che giocano un’ora a tennis non saranno la stessa cosa di 30 rugbisti che si danno battaglia, no?)”.
Una lista di domande di buon senso, quelle del signor Emiliano, come di buon senso è l’apparente contraddizione generata dalle indicazioni contenute nel decreto. Ben spiegate da Pozzoni e dagli appuntamenti - di diversa natura - in agenda, alcuni obbligatoriamente da cancellare, altri no:
“Il paradosso: mercoledì sera avevamo in programma l’allenamento della squadra agonistica (12 persone), seguita da una cena di inizio stagione. Salteremo l’allenamento e ce ne andremo tutti insieme a cena, seduti per un paio d’ore uno accanto all’altro a brindare alla fine di questa epidemia”.
La situazione è delicata, non c’è settore del Paese che non stia dimostrando di risentirne pesantemente. Questa testimonianza, certamente condivisa da molte realtà nella pressoché medesima condizione, dimostra: lo sport lombardo, pur costretto allo stop, non vede l’ora di ripartire.
Il documento integrale riportato qui sotto raccoglie tutte le ultime disposizioni attuative per far fronte all'emergenza Coronavirus.