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Migliorare lontano dai campi? È possibile e vi spieghiamo perché

L’astinenza da tennis giocato, imposta dall’emergenza Coronavirus, con il giusto approccio può trasformarsi in un’opportunità secondo la psicologa dello sport Marcella Marcone: “In questo momento in cui non possiamo usare il fisico, dedichiamo attenzione alla parte mentale”

di | 11 marzo 2020

Campo in terra

Le scarpe sporche di terra rossa, il grip da cambiare, la tensione della racchetta da perfezionare, l’odore di un tubo di palle appena aperto, lo sguardo fisso su quella pallina gialla e quel passante chirurgico in grado di farci sentire Federer o Nadal per un solo istante. Tutto questo sembra oggi un ricordo lontano. L’emergenza Coronavirus ha stravolto la nostra quotidianità e per i praticanti più assidui rimanere lontano dai campi non è semplice, a tal punto da poter parlare in alcuni casi di una vera e propria astinenza da tennis giocato. Come è possibile gestire allora questo “vuoto improvviso”? Lo abbiamo chiesto alla Dottoressa Marcella Marcone, psicoterapeuta e psicologa dello sport, ex campionessa nazionale di ping pong.

Dottoressa c’è davvero il rischio di un’astinenza da tennis giocato e quali conseguenze può avere questo stop forzato?
“Credo sia fondamentale prima di tutto comunicare un aspetto positivo. Si può anche essere un tennista di modesto livello, ma se la testa è quella di un professionista allora questo individuo avrà un vantaggio nel gestire questa situazione. Un professionista infatti per raggiungere l’obiettivo è abituato ad osservare delle regole che vanno in contrasto con la vita sociale. E in questi giorni in cui siamo tutti obbligati a rispettare delle regole per arrivare ad uno scopo comune, avere questo tipo di forma mentis può rappresentare un vantaggio. In questo senso siamo in una fase in cui è possibile trovare delle risposte preziose e capire cosa rappresenta per noi il tennis, se soltanto un’oretta da passare con gli amici all’aperto o un’occasione per migliorare un colpo, per continuare ad imparare. Bisognerebbe avere una disposizione d’animo nel capire cosa possiamo fare. Così facendo, l’astinenza potrebbe aiutare a individuare quegli obiettivi da raggiungere una volta rientrati ma su cui lavorare fin da subito. Questo è il momento migliore per lavorare sulla parte mentale. In fondo è quello che fanno i campioni durante uno stop forzato; Federer, Nadal e Djokovic se una volta tornati riescono subito a trionfare è perché hanno preparato quel trionfo prima ancora a livello mentale durante l’assenza dai campi”

Marcella Marcone, psicoterapeuta e psicologa dello sport

Come avviene questa ricerca dell’obiettivo, come è possibile anche per un amatore lavorare sulla parte mentale?
“Come punto di partenza penso sia opportuno svolgere delle esercitazioni sulla visualizzazione dei gesti tecnici, degli schemi, delle situazioni competitive e riuscire ad immaginare vere e proprie situazioni emotive come quando si gioca un incontro. Ovviamente anche in questo caso per il professionista è più facile dedicarsi a questo, ma anche l’amatore può iniziare a riflettere sul suo gioco, cercando di capire come si sente in campo e quali sono i suoi obiettivi. Con il termine visualizzare si intende immaginare dal di dentro, non solo vedersi bensì sentire e percepire con i muscoli lo schema o l’azione di gioco, non solo quindi attraverso un video. Per migliorare il servizio possiamo sicuramente fare un cesto di palle ma parallelamente possiamo visualizzare il gesto a livello mentale. La video analisi è chiaramente utile perché mostra come facciamo il colpo ed eventualmente in che modo correggerlo: partendo da qui possiamo visualizzarlo e cercare di migliorarlo. Le visualizzazioni visive, uditive e cenestetiche permettono di memorizzare il gesto, di ricrearci quel movimento fino a renderlo automatico.
Per comprendere meglio questo aspetto possiamo pensare all’immagine del bambino che quando ha fame è di fronte ad uno stimolo forte che non riesce a gestire, ma che l’intervento della mamma contribuisce poi a soddisfare. Man mano che si ripete questa situazione c’è dunque la certezza che uno stimolo sarà soddisfatto da un’azione. L’eventuale ritardo della mamma sarà da quel momento più gestibile perché il bambino sarà in grado di “allucinare”, ovvero di evocare quello che da lì a poco avverrà. Immaginare rende quindi meno frustrante quello stato intermedio.
Per uno sportivo che vive in stato di “carenza da allenamento” le visualizzazioni possono essere d’aiuto perché pur non dando un allenamento motorio inducono una quasi impercettibile stimolazione neuro muscolare e una lieve attivazione viscerale che aiuta a migliorare il colpo e lo schema di gioco. E’ chiaro che chi non ha mai fatto un lavoro del genere dovrebbe avvalersi all’inizio di uno specialista che sappia mostrare il corretto uso degli strumenti a nostra disposizione”.

Passando più tempo a casa gli appassionati e tutti i praticanti potranno consolarsi guardando le sfide dei campioni su SuperTennis. Possiamo ritenere anche questo se vogliamo un aspetto positivo.
“Assolutamente sì, a patto che si utilizzi un ben preciso modo di guardare. Lo spettatore deve identificarsi totalmente con chi gioca, vivere quelle situazioni come se fosse lui stesso a giocare. Durante la partita dovrebbe chiedersi: - Cosa farei io al posto suo? -. Dovrebbe provare una totale empatia a tal punto da avvertire tensione o eccitazione. Torniamo al concetto di visualizzazione prima espresso, non vedere soltanto un colpo ma immaginare se stessi alle prese con quel colpo”.

In conclusione, Dottoressa, possiamo quindi affermare che questa pausa forzata più che generare una crisi d’astinenza da tennis può essere vista come una grande opportunità per migliorare il nostro gioco?
“E’ evidente che in questo periodo non possiamo usare molto il fisico ma possiamo usare la testa che nel tennis è fondamentale. Il professionista del resto allena con la stessa dedizione la parte fisica, quella tecnica e quella mentale. Credo che proprio attraverso la mente, anche stando a casa, ci si possa occupare del proprio tennis, il modo migliore per colmare questa astinenza, in attesa di tornare sul campo e raggiungere i propri obiettivi”.

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