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Il 30enne di Vercelli ottiene dei buoni risultati nella trasferta per giocare sei tornei da 15 mila dollari. La speranza di ritoccare il best ranking, nonostante tutte le difficoltà degli ultimi anni, non è tramontata
di Raffaele Viglione | 20 dicembre 2020
Il talento ti sospinge a continuare a giocare a tennis ad alto livello a un'età in cui alcuni hanno già smesso, ma è la passione che ti trascina sui campi a migliaia di chilometri da casa, a 30 anni compiuti, per conquistare una manciata di punti Atp in qualche torneo Itf. Una passione che non è mai mancata al vercellese Erik Crepaldi, il quale si è giocato sino all'ultimo torneo dell'anno le proprie chance di incamerare punti dopo il lockdown di primavera.
Il 30enne mancino piemontese è appena tornato da una lunga trasferta in terra egiziana che ha fruttato qualche punto e ha regalato ottime sensazioni. Da inizio novembre a metà dicembre, infatti, Crepaldi ha disputato 6 tornei da 15 mila dollari di montepremi, raggiungendo per tre volte le semifinali e per una volta la finale, giocando prima sul duro di Sharm El Sheikh e poi sulla terra rossa del Cairo. In classifica, le buone prestazioni in campo si sono tradotte nella scalata di un quarantina di posizioni, dalla 617 alla 571. Il best ranking, la posizione 282 raggiunta nell'autunno 2015, è lontano, e la distanza tra quella classifica e quella attuale è figlia di più cause.
L'ultima in ordine di tempo è un problema ai piedi che ha tenuto fuori gioco Erik per buona parte dell'anno passato: dal mese di ottobre 2019 ha ricominciato ad allenarsi per tornare a giocare nel circuito da febbraio 2020. Poi il Covid ha interrotto l'attività e di fatto il piemontese è tornato a disputare tornei internazionali proprio a novembre, in Egitto. Passato il periodo natalizio, si ripartirà con la preparazione in vista di una nuova stagione, da febbraio in avanti.
Luigi Crepaldi, padre e allenatore di Erik, commenta così il buon periodo del figlio: “Siamo soddisfatti della crescita che ha dimostrato: nel torneo d'esordio in Egitto è uscito al primo turno, poi ha messo in fila una serie di prestazioni apprezzabili. È significativo il fatto che non abbia ottenuto un solo buon risultato, ma che si sia dimostrato capace di avere continuità, per giunta giocando su superfici diverse".
Su cosa abbia funzionato nel modo giusto Crepaldi senior commenta: “Spesso a questi livelli basta che un paio di punti girino bene e porti a casa le partite, rischiando di vincere il torneo, come capitato nelle scorse settimane; o, al contrario, incappi in qualche episodio sfortunato e perdi prima ancora di entrare nel tabellone principale. In questo mese e mezzo, Erik ha dimostrato di avere trovato serenità mentale, non sono aspetti tecnici ad aver determinato i buoni risultati. Si tratta di una questione di determinazione e concentrazione”.
La voglia di lottare è una caratteristica che accompagna da sempre il vercellese, il quale non a caso continua a dedicarsi anima e corpo al tennis, anche se la strada è in salita. Molti dei tennisti italiani della generazione di Erik sono venuti fuori in età avanzata (basti citare il caso di Marco Cecchinato, di appena due anni più grande), ma a 30 anni ritrovare il passo per tornare nelle zone di classifica del proprio best ranking è ancora più difficile.
“Dobbiamo procedere per gradini, senza guardare troppo avanti ma cercando di migliorare di settimana in settimana”, prosegue Luigi Crepaldi. “Certo, riuscire a limare il best ranking rimane il sogno, anche perché a 30 anni di wild card non te ne danno, per cui ci sono poche possibilità di fare un exploit e salire di molto in classifica”.
Un exploit che riuscì in parte nel 2015 quando Erik iniziò l'anno quasi in 500^ posizione e lo finì poco oltre la numero 300 (giocando anche le quali dell'Atp 250 di Newport), per poi tornare fuori dai 400 a metà 2016.
Su quel treno che è passato Luigi è quasi serafico: “Certo, qualche errore è stato commesso, in certi casi Erik è stato titubante e ha perso partite già vinte, a volte non ha avuto l'approccio al match più efficace, ma sinceramente mi sento di dire che sono quasi 15 anni che dà tutto quello che ha per il tennis, ha sempre fatto il possibile”. E continuerà a farlo. Perché il tennis toglie e il tennis dà, ma non si sa mai quando. E allora bisogna crederci sempre, sino all'ultima pallina dell'ultimo match dell'ultimo torneo.