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Il piemontese è tornato ad allenarsi con Gipo Arbino, continua a fare progressi e punta a frequentare con continuità il circuito internazionale. Nelle qualificazioni di Biella, un primo segnale importante. Con il top 30 Atp come esempio e punto di riferimento
di Raffaele Viglione | 07 giugno 2021
Nel mondo dello sport, le incognite sono tante e spesso del tutto imprevedibili, ma per quel che concerne Stefano Reitano su almeno un punto si può scommettere senza esitazioni: lui non è tra quei tennisti che mettono da parte la racchetta per la pala. Infatti, benché abbia di recente confermato di cavarsela tutt’altro che male anche nel padel, tanto da essere entrato nella classifica mondiale (in virtù del punto conquistato nel torneo Promotion del circuito Cupra Fip Tour disputato nei mesi scorsi presso il Ruffini Padel Club), il torinese è più che mai focalizzato sulla sua carriera tennistica.
Anzi, chi lo conosce bene e lo segue da vicino non ha dubbi in merito al fatto che sia giunto il momento di compiere il passaggio dall'ambito nazionale all'attività internazionale. Un passaggio che avviene con un po’ di ritardo rispetto alla tabella di marcia, perché la decimazione dei tornei Itf, a causa dell’emergenza sanitaria, ha ridotto di molto le possibilità a disposizione di chi intendeva provare ad entrare nel mondo dei pro. Quando gli è stata data la chance di mettersi alla prova, Reitano non ha deluso, come dimostra la prestazione sfoderata recentemente a Biella dove, grazie a una wild card, è sceso in campo nelle qualificazioni contro Kuzmanov, numero 240 al mondo, lottando per due ore e mezzo.
Ora che il piemontese, classe 1997, ha raggiunto una classifica nazionale importante (2.1), le opportunità per accedere ai tornei M15 aumentano in maniera significativa. Così, terminato il campionato a squadre (al momento è impegnato come numero 1 del Circolo della Stampa Sporting in B1) proverà a mettere a frutto i suoi talenti.
Lui, con modestia, si riconosce come maggior qualità quella di “essere un rematore da fondocampo”. In realtà, secondo l’analisi dello staff che lo segue presso il Circolo della Stampa Sporting, “Stefano è un giocatore completo, con ottimi fondamentali e una grande attitudine al lavoro”. Con un punto a favore in più, ovvero il fatto di essere seguito da Gipo Arbino, da sempre allenatore di Lorenzo Sonego.
Un sodalizio di ritorno, quello tra Arbino e Reitano, interrotto per qualche anno e poi ripreso con grande voglia di far bene da parte di entrambi. A riguardo, il 23enne spiega: “Quando sono tornato da Gipo, quasi 3 anni fa, avevo raggiunto un livello di gioco oltre cui non riuscivo ad andare. Ero fresco di vittoria al Racchetta d'Oro del Royal, un risultato importante, ottenuto però solo correndo e lottando su ogni punto. Il mio gioco si basava su colpi difensivi e chiudevo i match con pochissimi vincenti. Appena arrivato, Gipo mi ha fatto un discorso chiaro, dicendomi che avrei dovuto stravolgere il mio modo di giocare, pensando a costruire per il futuro e non solo a raccogliere nel presente".
Mi ha fatto capire da subito che avremmo dovuto cambiare qualcosa anche a livello tecnico e, infatti, il primo anno insieme al Green Park è stato piuttosto duro. Abbiamo lavorato tantissimo sotto questo aspetto e Gipo, a mio parere, è stato davvero straordinario, perché nonostante tutti gli impegni con Lorenzo, si è preso cura di me e anche quando andava via per accompagnare Sonego nei tornei, istruiva i maestri del circolo su come farmi lavorare per agire sugli aspetti che riteneva prioritario migliorare. Credo che pochissimi altri, seguendo già un giocatore 30 del mondo, avrebbero avuto voglia di farsi carico, investendo tempo ed energie, di un giocatore 2.4. Questo non fa che confermare quanto sia forte la sua dedizione al tennis. L’anno scorso si sono visti i primi frutti del lavoro fatto con Arbino, sia in termini di classifica, visto che sono passato da 2.4 a 2.1, sia tecnicamente. Mi rendo conto di essere migliorato molto e sono pronto a giocarmi le mie carte tra i pro, grazie al lavoro che sto facendo con lui. Non posso che essergli riconoscente; l'unico rimpianto è di non averlo seguito anni fa. Gli errori, prima o poi, si pagano e io sto cercando di rimediare al mio”.
Un’analisi lucida, non priva di autocritica che dimostra anche la maturità del ragazzo. Ad essa occorre, però, aggiungere quella maturità tennistica che si può ottenere disputando quante più partite possibile a livello pro.
“Mi rendo conto che è proprio l’esperienza a mancarmi”, prosegue Reitano. “La differenza tra gli Open e gli Itf è solo in parte legata al diverso valore degli avversari, perché anche negli Open non mancano buonissimi giocatori. A cambiare, pero, è la capacità di gestire i match. A livello Itf il rendimento non deve essere solo alto, ma anche costante nel corso della partita e del torneo. Io penso di poter competere anche su quel piano, ma per farlo davvero occorre che inizi a frequentare con continuità il circuito Itf”. Serve un vero e proprio salto in avanti, insomma. E, anche sotto questo aspetto, potersi confrontare con un giocatore top 30 come Sonego è un bel valore aggiunto.
“Lorenzo per me è un esempio”, aggiunge Reitano. “Oltre a essere capace di giocare colpi pazzeschi, ad avere un servizio potente e solido, è un combattente nato, uno che non parte mai sconfitto, qualsiasi avversario trovi dall'altra parte. Potermi allenare con lui, capire come prepara le partite e come risolve certi situazioni in campo, mi ispira e mi motiva”.
Sollecitato su cosa vorrebbe poter “rubare” al suo compagno di allenamento, semifinalista agli ultimi Internazionali d'Italia, Reitano spiega: “La sua prima di servizio è spesso decisiva, ma la cosa che gli invidio ancora di più è l'apparente spensieratezza. Pur essendo totalmente concentrato su quello che sta facendo, infatti, Lorenzo è capace di godersi appieno i momenti che vive in campo, anche quando gioca grandi tornei dove c'è molto in palio”. In merito al contrario, ovvero a quale tra le sue qualità potrebbero fare comodo a Sonego, il 23enne mette le mani avanti: “Figurarsi se un top 30 ha bisogno di qualcosa di mio!”, afferma divertito, per poi aggiungere: “Se proprio devo scegliere qualcosa di mio che possa essergli utile, allora dico la metodicità”.
Quella metodicità che, allenamento dopo allenamento, permetterà a Reitano di raggiungere il proprio posto nell'universo Atp. Quanto in alto, lo si inizierà a capire a breve.