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Zuzzè, il dj che fa cantare la racchetta

Della stessa generazione e della stessa scuola di giocatori come Matteo Donati ed Edoardo Eremin, Zuzzè aveva preferito la consolle alla racchetta, proseguendo il suo cammino di dj per eventi. Ma adesso è tornato in campo: obiettivo, seconda categoria

di | 11 marzo 2021

Il tennis è come certi amori cantati da Venditti, i quali fanno giri immensi, e poi ritornano. Alessandro Zuzzè, alessandrino, classe 1992, ha vissuto gli anni a cavallo tra fanciullezza e adolescenza cullando l'idea di fare del tennis più che una passione, allenandosi con il sogno di diventare, un giorno, professionista. Della stessa generazione e della stessa scuola di giocatori come Matteo Donati, Edoardo Eremin, Dario Vogogna, Alessandro Ranieri, Zuzzè si è allenato presso la Canottieri Tanaro, con Roberto Marchegiani e Patrizia Cogo, dopo essere cresciuto ai 'Vecchi Orti' con Roberto Mazzoni ed Enrico Conio. A 15 anni, però, si è rotto qualcosa. “Non avevo più motivazioni. Ho preferito la consolle alla racchetta, proseguendo il mio cammino di dj, vocalist e organizzatore di eventi in zona”, spiega il diretto interessato. Qualche anno fa, in verità, Alessandro ha ripreso in mano la racchetta, partecipando anche a un campionato a squadre con il suo circolo. “Giocavo un'ora a settimana, da socio “tranquillo” e ho ripreso un po' di classifica, arrivando a essere 3.5 nel 2015, poi ho smesso”, commenta l'alessandrino, che lavora come modellista nel settore della gioielleria. Il Covid, però, precludendo la possibilità di dedicarsi ad altro, ha agito da scintilla, contribuendo a fare in modo che una passione mai davvero sopita ardesse di nuovo come un tempo. 

“Sono due mesi che mi alleno e basta, ho partecipato e vinto un primo torneo e ora sono impegnato con un secondo. Campo di rendita, sfruttando quanto imparato da ragazzino. Certo, fisicamente non solo allenato come allora, ma se mi ci metto sono sempre un agonista. La mia forza è l'esperienza che ho maturato allora, cui ho aggiunto la maturità conquistata con gli anni”, spiega il giocatore, attualmente 4.6. 

Quanto è gratificante tornare a giocare e vincere subito?

“Devo dire che mi sto togliendo qualche soddisfazione soprattutto contro quei giocatori “pallettari” che quando ero giovane mi vedevano inesperto e allora tentavano di farmi uscire di testa con palle corte e pallonetti. Il fatto è che spesso ci riuscivano, perché non avevo l'approccio giusto: ero impaziente e finiva che andavo fuori giri facilmente. Adesso mi sto prendendo le mie rivincite”. 

Ha giocato e vinto un torneo di quarta, disputando 11 match. Non pensa di poter dire la sua anche in terza? 

«Per come sono fatto, mi proietto già oltre: vorrei salire ancora di più, perché sono determinato a riportare i miei standard in alto. In questi 12 anni ho imparato un mestiere, mi sono formato come persona. Ora voglio dedicare il tempo e le energie che ho a disposizione per ottenere il massimo possibile anche dal tennis”. 

A che punto siamo?

“Rispetto ai tempi in cui il tennis occupava la maggior parte della mia giornata, sono ancora poco cosa. Mi rendo conto dei miei limiti, ma so anche che è una questione di tempo. Adesso ho trovato il mio “timing” sulla palla e sono più presente con la testa. Ci sono ancora tanti step da percorrere nei prossimi anni e cercherò di farlo compatibilmente con la mia vita lavorativa e personale”.

Quali sono le differenze maggiori in campo rispetto a quando era ragazzino?

“Allora arrotavo tantissimo. Non che ora non lo faccia per nulla, ma quando serve lascio andare di più il braccio. E poi, la differenza maggiore la fa la testa. Senza, non vai da nessuna parte, a prescindere dai colpi che hai”. 

Mi pare che stia vivendo questo ritorno in campo con grande entusiasmo...

È perché non ho ancora perso (ride, ndr). Non sono uno che accetta di buon grado la sconfitta, nemmeno ora”

Si è dato un obiettivo per questo suo ritorno al tennis?

“Io la direi così: punto ad arrivare fin dove si può, senza che diventi un lavoro. Mi alleno due o tre volte a settimana, oltre a una ora di atletica; non posso pensare di competere con chi ogni giorno dedica al tennis quattro ore al mattino e quattro al pomeriggio”. 

Una partecipazione ai campionati italiani di seconda potrebbe essere un buon obiettivo?

“Perché no... In verità, se ascoltassi la mia voglia di fare, direi che l'obiettivo è di vincerli i campionati, ma bisogna essere realisti e cercare di fare il meglio che si può con il tempo e le risorse che si hanno a disposizione”. 

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