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La cura di coach Max Sartori, oltre alla nascita del suo primo figlio, sono state le principali chiavi del ritorno del ventottenne tennista palermitano a livelli più consoni ai suoi standard
27 dicembre 2020
Ecco a voi il Ceck 2.0. La cura di coach Max Sartori oltre alla nascita del suo primo figlio “Dodo”, sono state le principali chiavi del ritorno del ventottenne tennista palermitano a livelli più consoni ai suoi standard. Marco ha chiuso l’anno al numero 80, grazie ad una serie di risultati post lockdown di spessore, su tutti la sua quarta finale Atp raggiunta a Santa Margherita di Pula. Quando si parla di lui pero, è impossibile non pensare allo straordinario percorso al Roland Garros del 2018 e a quelle vittorie contro Carreno Busta, Goffin e soprattutto Djokovic.
Dopo un 2019 abbastanza incolore da maggio in poi, prima, va detto, c’era stata la semifinale a Doha e la vittoria all’Atp 250 di Buenos Aires, anche l’inizio del 2020 non era stato foriero di gioie per il siciliano, il quale dallo scorso mese di marzo è tornato ad affidarsi in quel di Vicenza alle cure del coach di fama internazionale Max Sartori, col quale aveva già lavorato quando aveva 17 anni.
E la scelta si sta rivelando vincente, come conferma il tennista nato a Palermo nel settembre del 1992.
“Il ritorno con Max è stato fondamentale, lui mi conosce estremamente bene e sa come prendermi. Ho grande stima e rispetto nei suoi confronti – spiega Ceck – mi sono rimesso in gioco, ho lavorato duramente fin dal primo giorno del mese di marzo, mattina e pomeriggio con uno stacco solo la domenica, intervallando le sessioni d’allenamenti con qualche sfida a calcetto per spezzare la solita routine nel campo da tennis e in palestra. Mi è tornata la voglia di lottare e di allenarmi con una carica notevole. Con Sartori abbiamo gestito tutte le situazioni al meglio”.
“I frutti di questo intenso lavoro - prosegue Cecchinato - si sono visti con tre qualificazioni superate a Parigi e nei due Masters 1000 di Roma e Bercy. Se superi per ben tre volte le quali in tornei di questo livello, significa che sei “focus” su quanto stai facendo. Questo è un mantra che Max mi ha ripetuto spesso. Un grande rammarico tuttavia aver perso la finale di Santa Margherita contro Djere, nella quale ho avuto le mie chance, ma resta la soddisfazione di aver vinto nel corso del torneo match che prima non avrei agguantato, penso alla sfida contro Mager o quella contro Ramos, gare portate a casa per la voglia di non mollare mai e lottare punto su punto”.
Tra le chiavi della rinascita, anche la paternità avvenuta lo scorso luglio.
“Una gioia indescrivibile che non capita tutti i giorni. Sono maturato molto, vedo le cose in modo diverso. La carica e l’energia che acquisisci quando diventi genitore, sono qualcosa di unico. Nei weekend in cui torno a Brescia e lo vedo, vivo una specie di magia, specialmente adesso che comincia a riconoscermi e a farmi festa. Attribuisco anche alla nascita di mio figlio Edoardo la risalita.”
La preparazione invernale ormai è agli sgoccioli ed è tempo di pensare alla nuova stagione, con quali propositi?
“La preparazione la sto svolgendo presso il Tc Comunali Vicenza oltre che con Max, anche col preparatore atletico Massimiliano Pinducciu. Il 14 gennaio partirò per l’Australia dove giocherò i tornei propedeutici all’Australian Open. L’obiettivo che mi prefiggo è quello di giocare circa 80 partite di livello, con quell’atteggiamento battagliero che ho avuto nel 2018 e dallo scorso mese di agosto in poi”.
Non poteva mancare un commento da parte di Ceck sul momento magico del tennis azzurro.
“Credo che il nostro movimento stia vivendo un momento di grande splendore come mai in passato, ben otto top 100 e Andreas Seppi appena a ridosso, senza considerare i tanti millennials molto forti. Inoltre da siciliano, sono contento che la nostra regione annoveri due top 80 (l’altro è Salvatore Caruso ndr).
Infine una riflessione sul calcio, che Marco ama tanto; è anche un ottimo giocatore. Da grande tifoso del Milan non può che essere contento in questo periodo.
“Mi piace molto come gioca e mi diverto a vedere le partite. Credo nello scudetto, ce la giocheremo fino alla fine. Uno come “Ibra” in squadra è un valore aggiunto per la carica che imprime e fornisce a tutti i suoi compagni, nella quasi totalità estremamente giovani. Tuttavia l’Inter, di cui è grande tifoso mio cugino Francesco, senza le coppe ha indubbiamente qualche piccolo vantaggio in più. Sono infine molto fiducioso anche per un nostro percorso importante in Europa League”.