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Com’è questo nuovo sport di racchetta che ha conquistato milioni americani? Noi di Supertennis.tv, siamo andati a scoprirlo partecipando ai Campionati di doppio organizzati dalla FITP a Torino sui campi del Fan Village durante le Nitto ATP Finals. E ne siamo stati contagiati
di Enzo Anderloni | 21 novembre 2023
Se si va alla scoperta dell’America la partenza non può che essere all’alba (ma anche prima...): venerdì 17 novembre alle 6.30, all’incrocio tra viale Toscana e il parco Ravizza, è buio.
Ci siamo solo io con la vecchia Multipla, Stefano che mi aspetta e un piccolo ma rumorosissimo spazzastrade verde dell’AMSA, la nettezza urbana di Milano. Il tempo di caricare il borsone di Stefano e si parte: destinazione Torino, Fan Village delle Nitto ATP Finals, Campionati di Pickleball, lo sport che ha conquistato gli Stati Uniti.
Anche noi abbiamo sogni di conquista: la FITP ha organizzato questi primi Campionati in una location esclusiva: una tensostruttura a basso impatto ambientale proprio di fronte al Pala Alpitour, dove contemporaneamente vanno in campo i i migliori otto giocatori di tennis del mondo, Novak Djokovic e Jannik Sinner su tutti.
Doppio maschile, doppio femminile doppio misto con tre categorie di livello per ogni specialità: avanzati, intermedi e principianti. Quest’ultima è stata la parola magica: da vecchi ex tennisti, con il gusto del doppio, affascinati dai mille video che affollano You Tube, non ci è parso vero di andare all’avventura: principianti del pickleball, come i pionieri in terre sconosciute. Come Fantozzi e il rag. Filini ai tempi della scoperta del tennis (batti Lei?).
Ottobre 2023: sul sito Federtennis.it vengono annunciati i Campionati di Torino. Non appena letto il bando della FITP parte la telefonata a Stefano: sai che cosa è il Pickleball?”. “No”. “Sembra un po’ il doppio a tennis ma con la palla di plastica forate e racchette ‘tipo spiaggia’. Ti va di andare all’avventura? A Torino ci saranno i Campionati anche per principianti, come saremo noi due quando avremo provato a giocare”. “Perché no? Quando proviamo?”.
Stefano ha la tessera FITP agonistica: è classificato 4.4 (best ranking 4.2 nel 2019) e gioca al Tennis Club Vignate. Io non gioco un torneo da anni: però scrivo di tennis dal 1986. Ero classificato C3, cioè un medio Terza categoria, nel 1982. C’erano ancora le racchette di legno. Glissando sull’età anagrafica posso dire che la spalla non mi permette di spingere il servizio per il mio antico serve&volley: nel pickleball si serve "da sotto".
Per i Campionati basta la tessera FITP “non agonistica”: la sottoscrivo al volo per il Tennis Commenda della mitica campionessa over 55 Laura Pozzan, e il 3 novembre io e Stefano siamo in campo insieme, per la prima volta. I nostri Campionati sono tra 14 giorni.
Ci ospita allo Sporting Milano 3, Alex Stilo, primo presidente di un grande circolo milanese a cogliere la novità e l’attrattiva di questo sport che negli Usa ha contagiato anche campioni come Andre Agassi e John McEnroe. Nella splendida struttura in legno che ha ospitato tanti ATP Challenger e le qualificazioni delle Next Gen ATP Finals, ha sostituito uno dei 5 campi da tennis con ben 4 campi da pickleball nuovi fiammanti. E lungo la strada che porta a Basiglio grandi cartelloni pubblicitari invitano a scoprire il nuovo divertimento sportivo offerto dallo Sporting.
Alex ha imparato subito il gioco e le regole, ha organizzato anche i primi tornei. Non ha una matrice tennistica come la nostra ma la metà dei nostri anni sì. Padroneggia la palla forellata con sicurezza e mentre facciamo i primi palleggi contro di lui e Tom, suo compagno di doppio, comincia a spiegarci come funziona la partita. E’ uno strano mix tra tennis, ping pong e vecchia pallavolo. Si gioca due set su tre agli 11 punti (come fossero dei long tiebreak) ma con il cambio palla: si può fare punto solo quando si è alla battuta. Se si sbaglia il servizio passa agli avversari. E siccome si gioca in doppio, il turno di battuta è doppio: se tocca a noi battere dobbiamo perdere il punto sia io che Stefano perché il servizio passi a lui e Tom. A noi tennisti pare complicatissimo, anche perché quando decidiamo che è meglio provare a fare subito una partita che ragionare sul piano teorico, la conta dei punti suona stranissima. Per fortuna la conta la fa Alex.
Batto io. La palla parte veloce, con un suono secco, plasticoso, ma rallenta presto in volo (un po’ come un volano): quando tocca terra rimbalza poco. Sono troppo indietro sulla risposta di Alex, non mi piego abbastanza sulle gambe e la mando in rete.
La battuta passa dunque ad Alex che dice il punteggio a voce alta: “0-0…1”. Come 001? Che cosa vuol dire? E’ il primo dei segreti del pickleball: oltre ai punti di ciascuna coppia bisogna dire se il battitore è il primo o il secondo del team a servire in quel frangente. Alex è il primo e dunque è il numero 1. Io e Stefano ci guardiamo perplessi: impareremo.
Nello scambio successivo apprendiamo subito un’altra regola fondamentale: nel pickleball il gioco al volo è fondamentale ma non si può fare serve& volley. Alex batte e rimane a fondocampo, Tom è anche lui indietro: aspettano la nostra risposta. Solo dopo il rimbalzo del nostro colpo possono colpire. Noi a quel punto siamo già entrambi a rete, con i piedi appena fuori da quella zona grigia dove, ci hanno spiegato, non si può entrare con i piedi e impattare la palla al volo.
E’ una fascia di circa due metri (213 cm, per la precisione) da entrambi i lati del campo. Si chiama ‘kitchen’, ‘cucina’. Il perché nessuno lo sa. Però, letteralmente, Pickleball si tradurrebbe con ‘palla sottaceto’ o ‘palla in salamoia’: dunque la cucina c’entra.
Chi è a rete, dunque noi in questo momento, è enormemente avvantaggiato: il campo è largo solo 6,10 metri (quello da tennis in doppio è 10,97 metri) e “passare” due mediamente capaci è difficilissimo, anche perché la palla in volo rallenta. Quelli bravi, lo scopriremo poi, dopo il servizio giocano una palletta bassa, corta, molle (che cade nella ‘kitchen’ e costringe chi è a rete a giocare un colpo a rimbalzo) e scendono a rete a loro volta. Noi (e nemmeno Alex e Tom, che hanno cominciato un paio di mesi prima di noi) quella capacità non l’abbiamo e dunque partono scambi indiavolati, dove chi è a rete cerca di chiudere il punto in ogni modo e chi resta a fondo si difende disperatamente.
Scopriamo subito che tirare forte non paga, anzi. Vince chi sa tocchettare, morbido e preciso, e accelera all’improvviso, cogliendoti di sorpresa. L’esperienza conta molto, come sempre: Alex e Tom non ci danno scampo. Qualche automatismo tennistico però ci aiuta (per esempio indirizzare la palla sui piedi degli avversari) e qualche bel punticino lo facciamo. I primi due set sono una lezione severa. Perdiamo nettamente anche la rivincita, ma il gap si riduce un tantino. Due partite (quattro set agli 11 punti) sono durate un’ora.
Ci rivediamo una settimana dopo: io e Stefano abbiamo studiato i video su You Tube. Proviamo a giocare come quelli veri. Gli errori sono tanti ma la strategia funziona. Incredibile: vinciamo noi. Ormai i campionati sono alle porte: concordiamo un ultimo ‘allenamento’ per giovedì 16 novembre all’ora di pranzo. Arriviamo gasatissimi dai progressi della volta precedente. Questa volta sono Alex e Tom ad aver studiato: ci fanno neri, nonostante una resistenza disperata. Non possiamo che ringraziarli un’altra volta: partiremo umilissimi, come dovuto da chi va a giocare un campionato dopo sole tre ore di pratica di una nuova disciplina. ‘Buona fortuna’ ci fanno loro, con un bel sorriso. Ne avremo un gran bisogno.
In effetti siamo fortunati. Per prima cosa veniamo accolti dal maggior esperto italiano di Pickleball. A organizzare e gestire sui campi (quattro nella splendida struttura del Fan Village della Nitto ATP Finals) i Campionati c’è infatti Zelindo Di Giulio, il pioniere dei pionieri. Abruzzese di Tocco da Casauria, provincia di Pescara, Zelindo aveva fatto nel 2017 lo stesso percorso mio e di Stefano ma sognando molto più in grande. Provato il gioco durante un viaggio in Germania, si era informato e aveva scoperto che nel settembre di quell’anno era in programma a Madrid la Bainbridge Cup (dal nome di un’isoletta di fronte a Seattle), la Coppa del Mondo di pickleball. E come ho fatto io con Stefano, aveva coinvolto un amico, Marco Iacuone, in una pazza avventura. Si erano iscritti da neofiti ed erano andati a “prendere lezioni” dai più forti a livello internazionale. Risultati disastrosi ma esperienza strepitosa. Zelindo ha poi creato al suo paese l’Associazione Italiana Pickleball (di cui è presidente) che oggi è confluita nella FITP.
E’ lui che con la maglia azzurra della FITP, guidato dall'esperienza di Michelangelo Dell'Edera (direttore dell'Istituto Superiore di Formazione Roberto Lombardi), tira le fila di tutto questo movimento in piena crescita e lo fa con il sorriso, tanta competenza e tanto lavoro. Anche sotto la pressione di un evento grande, totalmente nuovo e impegnativo, non perde un grammo di gentilezza e disponibilità. E’ il regista dei nove Campionati allestiti a Torino e tutto fila liscio come l’olio.
Il tabellone dei principianti è piuttosto nutrito: 32 coppie da tutta Italia, dall’aria agguerrita e non propriamente da ‘principiante’. Molti team sono perfettamente coordinati, a partire dall’abbigliamento: magliette gemelle, caratterizzate in chiave pickleball. Alle 9.40 Zelindo raduna tutti, ripassa le linee guida del regolamento e spiega la dinamica del torneo. Che prevede un tabellone principale e un secondo draw dove progressivamente vengono inserite le coppie perdenti nel principale. Una sorta di seconda occasione che porta fino alla finale vera e propria, che vedrà affrontarsi per il titolo le coppie vincenti dei due tabelloni.
Il secondo colpo di fortuna lo abbiamo in campo. Sconfitti al primo turno del tabellone principale da due tennisti piemontesi più forti di noi (11-4 11-4 il punteggio finale), ci ritroviamo a fare la prima partita del tabellone secondario sul campo n.1, quello principale.
Sono da poco passate le 13.00 e sono cominciate le trasmissioni sulla piattaforma digitale Supertennix. Il nostro match va in diretta, con tanto di telecronaca e grafiche con il punteggio come le partite del circuito mondiale di tennis. Qualcuno da casa, prontamente avvertito, riesce anche a vederci. E per fortuna diamo il meglio: quella in diretta tv è l’unica partita che riusciamo a vincere, perché poi al secondo turno, quando è ormai metà pomeriggio, affrontiamo una coppia ben rodata, proveniente dall’Alessandrino, che pratica regolarmente da oltre un anno.
Ci battiamo dignitosamente ma perdiamo 11-5 11-6. Siamo un po’ stanchini (perché in campo si corre, avanti e indietro, e bisogna stare sempre molto bassi con le gambe per gestire il rimbalzo ridotto della palla) ma ci siamo divertiti un sacco.
Abbiamo avuto anche la fortuna di conoscere un altro personaggio chiave di questo nuovo mondo: Fulvio Matteoni, autore (insieme alla giornalista Beatrice Ramazzotti) di un bel libriccino che spicca sul desk dell’organizzazione. Si intitola “Pickleball mania”, edito da Ultra Sport, ed è freschissimo di stampa. Racconta con leggerezza (e ottima scrittura) come sta esplodendo anche in Italia la passione per quresto sport, risalendo alle sue origini statunitensi (l’invenzione da parte di tre deputati del Congresso, Joel Pritchard, Bill Bell e Barney Mc Callum risale al 1965). Ne illustra le regole fondamentali, guida alla scelta dell’attrezzatura necessaria, spiega i motivi per cui è destinato ad avere enorme successo anche in Italia dopo che negli Usa ha raggiunto i 6 milioni di praticanti regolari.
Alcune definizioni sono davvero evocative: “Giocare a pickleball è come prendere parte a un ping pong gigante danzando in piedi sul tavolo” . O ancora: “una sorta di tennis in slow motion”. “Terra di mezzo tra il tennis e il padel dove la prestanza fisica non è un fattore determinante. E per questo è davvero bello giocare il doppio misto”. “I valori del pickleball sono : semplicità, divertimento, inclusione”. “Il pickleball prevede un vero e proprio terzo tempo, come il rugby: in America di solito è a base di hot dog e patatine fritte. Da noi più spesso diventa aperitivo, un vero e proprio Pickleball spritz”.
Una lettura piacevole e veloce che ci immerge subito in un mondo di attività fisica e divertimento in grado di coinvolgere subito, più di qualunque altra, tre generazioni: padri e madri, figli e figlie, nonni e nonne.
A cogliere subito questa caratteristica unica del pickleball uno sguardo non qualunque: Fulvio Mattioni è stato per anni AD di Decathlon Italia spa, leader assoluto della grande distribuzione sportiva. Oggi ne è ancora il responsabile della comunicazione istituzionale. Saper cogliere le nuove tendenza è nel suo DNA personale ma anche componente essenziale del suo mestiere. Per il suo istant book, confezionato in tempo per essere a bordo campo a Torino, ha scelto questo sottotitolo: “Semplicità, divertimento e inclusione: tutto quello che devi sapere sullo sport del futuro”.
Che il pickleball abbia un futuro importante anche nel nostro Paese è una scommessa che Mattioni è sicuro di vincere, esattamente come la FITP che lo ha lanciato alla grande alle Nitto ATP Finals.
Il presente però è già una realtà molto contagiosa. Quando al calar del sole riprendiamo l’autostrada a Moncalieri, io e Stefano non parliamo che di tattica, racchette da provare, indirizzi per andare ad allenarci. La picklemania è la nuova malattia per chi ama i giochi di racchetta. E noi abbiamo la febbre alta.