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Doppio, famiglia, ipercontrollo: il tennis secondo Sanchez e Ceccarelli

Emilio Sanchez e Riccardo Ceccarelli sono due che hanno tanto da insegnare. Non solo ai professionisti, ma a tutti quanti. Inclusi gli amatori che ogni giorno affollano i campi di tutta Italia

08 maggio 2025

Michelangelo Dell'Edera con Emilio Sanchez (Foto Fitp)

Michelangelo Dell'Edera con Emilio Sanchez (Foto Fitp)

Uno è fra i coach più seguiti e apprezzati in Europa e nel mondo, una presenza ormai consueta nel Simposio Internazionale del tennis. L'altro, nel tennis, ci è entrato da poco, ma si è subito ritagliato un posto di primo piano grazie all'aiuto decisivo che sta dando all'attuale numero 1 del mondo. Emilio Sanchez e Riccardo Ceccarelli sono due che hanno tanto da insegnare. Non solo ai professionisti, ma a tutti quanti. Inclusi gli amatori che ogni giorno affollano i campi di tutta Italia. Perché poi, spesso, le regole di ingaggio sono simili, quando si parla di sport, a prescindere dal livello che si raggiunge.

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Primo step, il doppio. Con Emilio che certamente può essere un buon maestro in tal senso. Numero 1 del mondo nel 1989, ha vinto tre Slam – due Roland Garros e uno Us Open – oltre all'argento olimpico nel 1988 e a due Major nel misto. Una leggenda, nella specialità. Anche se poi lo spagnolo – 60 anni da festeggiare a fine mese – è stato pure un grande del singolare, raggiungendo la posizione numero 7 e vincendo 15 titoli del circuito maggiore.

“Il doppio – spiega parlando alla base dei giocatori – è fondamentale per crescere come tennista, dunque anche nel singolare. Cosa insegna? Ad approcciare la rete per esempio, a variare il gioco, a chiudere le volèe. Ma bisogna affrontarlo con lo spirito giusto, con attenzione e con serietà. Nella fase di formazione, questa disciplina va inserita perché completa il processo di sviluppo. Chi si abituerà a giocare anche il doppio, poi, farà meno fatica a diventare un giocatore completo una volta maturo. E questo vale per ogni categoria. Io stesso ho cominciato da singolarista che giocava da fondocampo e grazie al mio allenatore – che mi fece provare il doppio – capii che dovevo prendere maggiormente l'iniziativa. Poi, in singolare, passeremo dal dover coprire metà del campo a doverci occupare del campo intero”.

Emilio Sanchez (Foto Fitp)

Emilio Sanchez (Foto Fitp)

Anche se oggi il doppio non viene quasi mai giocato dai più forti del singolare, almeno non costantemente nel circuito (con qualche lodevole eccezione), c'è dunque ancora estremo bisogno di capire le dinamiche di questa specialità. “Come coach, il consiglio che do ai ragazzi che seguiamo è quello di non mettersi limiti. È vero che oggi magari la rete si frequenta meno, ma quando si deve giocare una volèe, avere alle spalle l'esperienza del doppio aiuta in tutto: nel tocco, nel piazzamento, in ogni cosa. Per questo, si tratta di un percorso fondamentale per i ragazzi e in generale per chi vuole crescere come giocatore. Lo abbiamo visto anche con Sinner, che negli ultimi tempi cerca sempre più spesso la rete. Se lo ha fatto lui, dobbiamo farlo anche noi”.

Emilio pone l'accento anche sul ruolo dei genitori. “Quando i bambini cominciano a giocare a tennis, lo fanno fondamentalmente per regalare gioie e mamma e papà, per dare loro soddisfazioni. Dunque, di fatto, giocano per i genitori. Ma nella crescita, questa situazione va cambiando. Gli adolescenti cominciano a giocare per il loro maestro, per i loro compagni, per i loro amici. Quindi i genitori devono essere bravi a mantenere la loro posizione di punto di riferimento, ma senza essere invadenti. Senza inserirsi nelle relazioni tennistiche che i loro figli costruiscono fuori dalla famiglia: devono essere un appoggio e non un motivo di pressione. Questo porterà a una crescita generale del ragazzo o della ragazza, a una maturità e una maggiore consapevolezza di se stessi”.

Il medico dello sport Riccardo Ceccarelli (Foto Fitp)

Il medico dello sport Riccardo Ceccarelli (Foto Fitp)

A proposito di consapevolezza. Se c'è un giocatore al mondo, oggi, consapevole del proprio ruolo e del proprio valore, quello è Jannik Sinner. Il numero 1 del mondo sta dimostrando nei fatti di avere la testa di un fuoriclasse. E il merito, oltre che della sua natura, è anche del suo allenatore mentale, ossia Riccardo Ceccarelli. Jannik sottolinea spesso questa frase: 'non posso controllare tutto'. Qualcosa che dovremmo imparare un po' tutti, non solo nello sport ma pure nella vita. “La tendenza all'ipercontrollo – sottolinea Ceccarelli – è qualcosa di molto diffuso ma che bisogna cercare di evitare. Per questo il nostro obiettivo è quello di evitare pressioni in merito a situazioni che non dipendono da noi. Il consiglio che posso dare ai ragazzi è proprio questo: concentrarsi su se stessi e sulla propria evoluzione, perché in questo modo le energie non vanno sprecate. È un po' come la musica: bisogna saper modulare il volume a seconda di ciò che serve”.

Altro punto chiave è la reazione all'errore. Chiunque sbaglia e nel tennis si perde spesso. Ma ogni sconfitta è un'occasione di crescita. “Non dobbiamo avere paura dell'errore – spiega ancora l'allenatore mentale del numero 1 – e anzi andare incontro a quest'esperienza, accoglierla e imparare. Solo così ci si può incamminare verso un percorso di crescita completo. Inoltre, è importante mettersi sempre in dubbio: il consiglio è essere umili, mettendo in secondo piano le scuse. Essere onesti e oggettivi è una chiave di partenza fondamentale”.

Jannik Sinner in allenamento al Foro Italico (Foto FITP)

Jannik Sinner in allenamento al Foro Italico (Foto FITP)

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