Per David Re, dopo la vittoria in Coppa Davis è evidente come l'Italia abbia rotto il binomio con il calcio. Il trionfo di Bologna racconta un'Italia nuova, scrive, ed è figlio della programmazione. "La Federazione Italiana Tennis e Padel, guidata da Angelo Binaghi, ha costruito un modello, un sistema, una struttura capace di generare campioni in serie" scrive
25 novembre 2025
L'Italia che ha trionfato per la terza volta consecutiva in Coppa Davis, la prima in casa, offre l'immagine di "un Paese che domina, che controlla, che sa soffrire e sa colpire. Una squadra che non ha paura di nulla perché arriva da un percorso collettivo, non da un lampo" scrive David Re su Avvenire. L'immagine di un'Italia finalmente consapevole che i risultati sono il frutto di una visione, non di positive casualità. Un Paese "nuovo, meno nazional-popolare e più internazionale; meno legato alla retorica epica e più legato alla cultura; meno chiassoso e più aristocratico nel modo di concepire il talento". Il tennis, scrive Re, "insieme alla pallavolo femminile e, in tempi non lontani, a ciò che è stato Alberto Tomba, ha rotto il binomio Italia=calcio".
Quella celebrata a Bologna, sottolinea Re, "è la vittoria di un movimento intero, uomini e donne, singolaristi e doppisti, giovani e veterani, dentro una stessa direzione culturale. E questa direzione ha un nome preciso: programmazione. La Federazione Italiana Tennis e Padel, guidata da Angelo Binaghi, nel bene e con una continuità rara, ha costruito ciò che per decenni è mancato: un modello, un sistema, una struttura capace di generare campioni in serie. Una cinghia di trasmissione che trasmette valori ai giocatori, all'ambiente e agli spettatori".

A Bologna, l'Italia ha trionfato anche senza i suoi due Top 10, Jannik Sinner, fresco vincitore per la seconda volta consecutiva delle Nitto ATP Finals a Torino, e Lorenzo Musetti. Ci hanno pensato Matteo Berrettini e Cobolli. "«Anche stavolta aveva ragione Sinner: abbiamo uno squadrone. Non ci dovevamo lamentare delle assenze, dovevamo pensare a vincere con quello che avevamo, che è moltissimo, e ce l'abbiamo fatta. I ragazzi hanno avuto un cuore grande così. Complimenti al capitano Volandri, che riesce a creare questo clima fantastico», ha detto il presidente Binaghi. «Finalmente il tennis paralizza Rai 1, rinvia il tg: cose che accadevano ai tempi di Tomba. Come dirigenti, questa è la più grande vittoria degli ultimi dieci anni - ha detto ancora Binaghi - . Ora dobbiamo continuare a lavorare con i piedi per terra. Se riusciremo a farlo, nei prossimi dieci anni continueremo a toglierci grandi soddisfazioni». Infine, la dedica a Nicola Pietrangeli: «Nicola è la resurrezione del tennis in Italia, abbiamo costruito questa federazione seguendo lui, i suoi valori e i suoi principi»" scrive David Re.

Per il secondo anno consecutivo, l'Italia è campione del mondo sia nel tennis maschile che nel femminile, avendo trionfato in Coppa Davis e in Billie Jean King Cup. Un traguardo toccato solo, nella storia del tennis, dalle due nazioni più titolate in entrambe le competizioni, gli Stati Uniti e l'Australia.
Un'impresa enorme, quella della nazionale guidata dalla capitana Tathiana Garbin, "figlia del talento di Jasmine Paolini, della solidità di Cocciaretto, della maturità di Bronzetti, della novità Tyra Caterina Grant, dell'immensa Sara Errani. Le azzurre hanno vinto sui campi veloci, sulla terra, ovunque, come una squadra vera. La doppia vittoria - maschile e femminile - racconta l'unica verità che conta: non abbiamo più un movimento verticale, ma una piramide completa".
E questo ancora più lampante la distanza rispetto alla situazione attuale nel mondo del calcio. "Una nazionale che rischia di non andare al Mondiale per la terza volta consecutiva è il simbolo di un sistema fermo, mentre la Serie A fatica persino a essere competitiva nel proprio continente - conclude Re -. Il tennis invece corre, vola, trascina [E allora] questa Coppa Davis non è solo una coppa. È un passaggio d'epoca".