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New York Times: "Oggi nel tennis gli USA vogliono essere l'Italia"

In un lungo articolo apparso su The Athletic, la testata sportiva dell'autorevole quotidiano USA, viene elogiato il sistema Italia che negli ultimi quindici anni è riuscito a produrre giocatori d'alto livello come mai in passato e a festeggiare il suo primo numero 1 ATP, Jannik Sinner

07 maggio 2025

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Vent'anni fa, "quando la generazione d'oro spagnola dominava il circuito maschile, la USTA [la Federtennis Usa] aveva costruito un suo sistema di sviluppo basandosi su quello spagnolo. Oggi gli Stati Uniti vogliono essere l'Italia". Lo scrive Matthew Futterman in un lungo articolo su The Athletic, la testata sportiva del New York Times.

"Occorre saper imparare dai paesi come l'Italia e altri che stanno riscuotendo successo, saremmo dei pazzi farlo" ha ammesso Brian Vahaly, neo presidente della USTA, la Federtennis USA.

Per Tracy Davies, dirigente di lunga data della USTA, gli italiani "stanno facendo in modo che i ragazzi abbiano il meglio a loro disposizione in materia di sviluppo atletico così come per quello mentale, avendo accesso a tutti i dati necessari in ogni partita da loro disputata".

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L'articolo celebra il lavoro della Federazione Italiana Tennis e Padel, già omaggiato dal New Yorker lo scorso agosto, all'inizio dell'edizione numero 82 degli Internazionali BNL d'Italia. Un torneo che Futterman presenta come "il biglietto da visita di un Paese i cui recenti successi nello sviluppo dei talenti sono diventati fonte d'ispirazione per il resto del mondo, specialmente per gli Stati Uniti" nonostante abbia "un budget molto inferiore e meno del 20% della popolazione complessiva degli Stati Uniti".

Per questo, si legge nell'articolo, "quando la Federazione USA (USTA) ha avviato la riorganizzazione del settore di sviluppo dei giocatori ha cercato di scoprire la ricetta segreta" dell'Italia. Eppure dal 2008, l'anno dell'ultima riorganizzazione del player development della USTA, gli Stati Uniti hanno vinto 23 Slam junior, vantano quattro giocatori nella Top 16 ATP e quattro nella Top 10 WTA. Ma l'ultimo campione Slam in singolare maschile resta Andy Roddick allo US Open del 2003.

Secondo Jose Higueras, che ha allenato Jim Courier e Roger Federer e guidato il programma di sviluppo giocatori della USTA dal 2008 al 2014, "se non verranno cancellate le decisione prese negli ultimi quattro anni, nel giro di un decennio il tennis statunitense diventerà irrilevante nel mondo".

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Per invertire la rotta servono top player che possano essere di esempio e avvicinare i bambini al tennis come è stato Sinner in Italia, prosegue l'articolo. Ma il salto di qualità della Federazione Italiana Tennis e Padel celebrato da The Athletic inizia dalla base.

L'articolo, infatti, sottolinea quanto abbia contato per la crescita del tennis italiano, oggi capace di schierare ben 9 giocatori tra i top 100 e 2 tra i top 10 nel ranking ATP, oltre a una top 10 WTA, l'intuizione di "organizzare diversi tornei professionistici nei circuiti minori [Challenger e ITF]. In questo modo si dà la possibilità ai suoi giocatori senza sprecar soldi o tempi per i viaggi".

E così l'idea che comincia a farsi largo ora è quella di aggiungere più tornei Challenger e ITF "come fatto dall'Italia". Oggi, numeri alla mano, gli Stati Uniti hanno ridotto da 130 a 110 il numero di tornei domestici ma molti di questi appartengono alla fascia più bassa degli ITF, tornei utili per la maggior parte degli juniores come Iva Jovic, 17 anni e già numero 120 del mondo, wild card USTA per il Roland Garros, capace già s quattordici anni di vincere il suo primo titolo su quel circuito.

A formare veramente i giocatori del domani sono invece i Challenger e i WTA125, non i '1000', maschili e femminili, "tornei dove si rischia di venir eliminati al primo match così per veder così sciupata una settimana intera".

Ma non è l'unico aspetto su cui si concentra l'attenzione di Futterman. L'Italia, scrive, "ha realizzato più campi in cemento per preparare i talenti ad affrontare un circuito nel quale si gioca su campi duri più che su qualunque altra superficie". E' il presupposto del progetto Campi Veloci che ha preso il via nel 2010, il primo tassello di un cambiamento strutturale avviato con la nascita dell'Istituto Superiore di Formazione "Roberto Lombardi" .

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L'altro pilastro su cui si regge il sistema Italia, fa ancora notare il New York Times, è la scelta di decentralizzare le strutture. La USTA, spiega l'articolo, ha dei coach che lavorano con i più piccoli, che una volta teenager vengono seguiti da altri allenatori.

L'Italia, al contrario, "ha scelto una via diversa introducendo i centri tecnici periferici così da offrir loro risorse senza sradicarli dal loro ambiente", prosegue l'articolo. I giovani lavorano con i loro coach, come dimostra, scrive Futterman, "la formazione di Jannik Sinner avvenuta al Riccardo Piatti Tennis Centre, un'accademia privata". La FITP "si è concentrata sull'infrastruttura a livello nazionale, dall'analisi dei dati alla psicologia dello sport", che viene fornita come supporto di alto livello ai coach.

Un modello che oggi la USTA intende seguire attraverso la USA Tennis Initiative. "Dobbiamo mettere al centro i giocatori - ha detto Davies - e capire tutto quello che possiamo fare per sostenerli". E l'Italia può essere un esempio vincente di come si vince facendo rete.

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