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Coach Andrea Ramundo racconta il tour di quattro settimane in Sudamerica, tra Argentina, Perù, Paraguay e Brasile, della giovane tennista marchigiana Ilary Pistola. Un viaggio formativo, tracondizioni climatiche estreme e tante difficoltà logistiche
di Gian Maria Recanatini | 27 febbraio 2025
Un tour di quattro settimane in Sudamerica, tra Argentina, Perù, Paraguay e Brasile, per crescere tecnicamente e umanamente. È l'avventura che sta vivendo la giovane tennista marchigiana Ilary Pistola, tra le promesse del tennis italiano, seguita a Montemarciano dal suo coach Andrea Ramundo. Un viaggio formativo, tra campi in terra battuta, condizioni climatiche estreme e tante difficoltà logistiche.
Abbiamo raggiunto telefonicamente Ramundo per un bilancio di questa esperienza.
Tre tornei in tre settimane, su campi in terra battuta ma con condizioni molto diverse: come avete gestito tecnicamente questi adattamenti continui?
"È un tour di quattro settimane che, come dice giustamente lei, si svolge su campi in terra battuta, ma le condizioni sono estremamente diverse, specialmente rispetto all'Italia. Qui la palla rimbalza molto di più, i campi sono molto meglio di quello che immaginavamo in termini di qualità del rimbalzo, però la palla rimbalza veramente altissima. La primissima cosa che abbiamo dovuto gestire è stata la tensione delle corde, che abbiamo dovuto aumentare per cercare di avere un controllo migliore sull'impatto. Poi c'è stato l'adattamento in termini di posizione in campo: a Ilary piace giocare vicino alla riga di fondo campo, ma siamo stati costretti ad arretrare inizialmente, per poi riavvicinarci gradualmente alla linea di fondo. La posizione di partenza è stata sicuramente influenzata da questo e devo dire che abbiamo trovato molti benefici con questo approccio. Lei prende sicurezza nel momento in cui ha più tempo per organizzarsi e da lì, cercando di premere subito col primo colpo, riesce a riavvicinarsi e comandare come le piace fare. Altri adattamenti necessari riguardano il lancio del servizio: per esempio a Lima eravamo davanti all'oceano con molto vento, siamo stati costretti tante volte a lanciare più in basso per controllare meglio la palla. Anche l'ampiezza dell'apertura dalla parte del rovescio è stata modificata, specialmente contro le avversarie argentine e sudamericane che giocano con palle molto cariche. Insomma, un lavoro continuo di adattamento che sta formando il carattere di Ilary".
Il servizio di Ilary sembra aver fatto un salto di qualità: su quali aspetti specifici avete lavorato durante la preparazione invernale?
"Mi fa piacere che lei noti un salto di qualità, ma dal mio punto di vista siamo ancora assolutamente in itinere. Durante la preparazione invernale abbiamo lavorato tantissimo sulla spinta della gamba posteriore, che ancora non interviene come vorrei. Ci siamo concentrati sul cercare di mascherare il più possibile la traiettoria e l'effetto che darà la palla con un lancio che sia quanto più identico possibile, a prescindere dall'idea che poi ha Ilary sul servizio. L'obiettivo principale è che l'avversaria non capisca dove e come Ilary sta per servire. Abbiamo cercato di inserire un momento un po' più lungo di pausa una volta lanciata la palla, per essere più esplosivi e veloci al momento dell'impatto. E la cosa su cui stiamo focalizzando maggiormente l'attenzione adesso è cercare di farle assumere una posizione più laterale al momento dell'impatto. Ilary tende a girarsi un po' troppo, cercando forza dalla rotazione delle spalle, e questo è un aspetto su cui stiamo concentrando enormemente il nostro lavoro. Il servizio è un colpo fondamentale nel tennis moderno femminile e vogliamo che diventi una delle armi principali nel suo gioco".
Prima esperienza così lunga in Sudamerica per Ilary: come sta gestendo i viaggi, il caldo e le diverse condizioni ambientali che trova di settimana in settimana?
"È la prima esperienza così lunga lontano da casa, però devo dire che l'ho trovata molto più matura di quanto immaginassi. Sta gestendo tutto alla grande. Per dire la verità, il primissimo torneo è stato giocato con un problema intestinale, per cui ha gareggiato stando male. Nonostante questo ha trovato comunque l'energia per provare a competere. È chiaro che questa è un'avventura incredibile che la fa crescere umanamente, anche perché siamo in luoghi del mondo in cui c'è tantissima povertà e bisogna stare sempre con mille occhi. Però sono anche queste le situazioni che tirano fuori la persona che c'è dentro ciascuno di noi. Quindi è un'esperienza che la sta facendo crescere come persona e, di conseguenza, anche dal punto di vista tennistico. Sono estremamente orgoglioso di quello che sta facendo. I viaggi sono pesantissimi: per darvi un'idea, nel passaggio da Porto Alegre a Blumenau abbiamo fatto 11 ore di pullman fondendo il motore, bucando una gomma e sbagliando strada dentro una giungla. È successo veramente di tutto! Ma, ripeto, sono queste le situazioni che ti obbligano ad organizzarti e quando sei costretto a farlo, le cose le realizzi in qualche modo e cresci in maniera più repentina. Questo era l'obiettivo principale che avevamo in questo tipo di tour. Il caldo è enorme, specialmente in Paraguay c'erano 40 gradi segnati, ma con un'umidità altissima, per cui la temperatura percepita era di 43-44 gradi. Alcuni tornei sono stati sospesi per tre giorni di fila per eccesso di caldo. Consideri che noi venivamo da 2-3 gradi delle Marche, quindi capisce quanto sia dura. È stato importante fare una cura di fermenti lattici prima di partire, bere moltissimi sali continuamente durante tutta la giornata, e questo sta funzionando. Manca l'ultima settimana, incrociamo le dita".
Dopo questo tour sudamericano, quali sono i prossimi obiettivi? Avete già pianificato il calendario primaverile pensando anche al Roland Garros junior?
"Sicuramente questo tour ci sta dando indicazioni importanti per la programmazione futura. Se avremo la possibilità di partecipare al Roland Garros junior lo faremo con grande entusiasmo, perché partecipare agli Slam rimane uno degli obiettivi di quest'anno, ma non è l'unico. Vogliamo costruire un percorso di crescita solido per Ilary, senza bruciare le tappe. Al rientro in Italia valuteremo attentamente le condizioni fisiche e mentali dopo questo intenso periodo e definiremo nel dettaglio il calendario primaverile. Ci sono diversi tornei interessanti in Europa che potrebbero essere utili per la sua crescita. L'importante è mantenere un equilibrio tra competizione e allenamento, senza sovraccaricare troppo il programma”.