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Il GPadel sale in A. Calvetti: ''Un traguardo costruito dal territorio''

La squadra maschile della formazione torinese conquista la promozione nei play-off di Terni, passando dalla D alla massima serie in tre anni

09 luglio 2025

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Dalla Serie D alla Serie A in tre anni. Una progressione tanto rapida quanto meritata, costruita con metodo, passione e un forte radicamento nel territorio. La squadra maschile del GPadel è ufficialmente tra le migliori d’Italia, dopo aver centrato la storica promozione nel corso dei play-off nazionali andati in scena all’Happy Village di Terni. Una cavalcata entusiasmante, che ha portato il club torinese a misurarsi con le realtà più strutturate del panorama padelistico nazionale, conquistando l’accesso alla massima serie. Con la retrocessione del Padel Ruffini Beinasco, GPadel sarà una delle due squadre piemontesi al via della prossima Serie A, insieme al Centro sportivo Robilant. A raccontarcelo è il suo fondatore, Armando Calvetti.

Armando Calvetti, siete tra le squadre promosse in Serie A al termine dei play-off di Serie B. Era questo l’obiettivo stagionale?
“Sì, assolutamente. Il nostro obiettivo a inizio stagione era qualificarci ai play-off e provare a giocarci il passaggio in Serie A. È andata bene: abbiamo vinto il primo turno 2-0 con relativa facilità, poi in semifinale abbiamo perso 2-1 contro il Ct Maggioni, ma a quel punto la promozione era già matematica. Diciamo che il percorso è stato molto positivo, al di là della semifinale”.

In quanti anni siete riusciti a salire fino alla Serie A?
“La nostra prima gara ufficiale l’abbiamo giocata tre anni fa. Siamo partiti dalla Serie D, poi promossi in C il primo anno, in B il secondo e ora in A. Tre promozioni in tre stagioni. Un percorso davvero rapido, ma frutto di tanto lavoro”.

Quando ha capito che ce l’avreste fatta davvero?
“Forse quando abbiamo saputo che la sede delle finali sarebbe stata Terni. I ragazzi erano entusiasti, non vedevano l’ora di partire. E quando c’è voglia, quando il gruppo è carico, tutto diventa più semplice. È lì che ho capito che potevamo farcela”.

Un salto del genere non è per nulla scontato. Da cosa nasce, secondo lei, questa crescita costante?
“Da un’idea chiara: costruire un progetto sportivo fondato sui ragazzi del territorio. La nostra squadra è quasi interamente formata da atleti piemontesi e torinesi. Abbiamo un solo giocatore spagnolo, Jose Jimenez Casas, un professionista di livello (attorno alla posizione 40 del ranking mondiale, ndr), e un altro ragazzo di Modena, Mattia Guerra, che però è più un amico che un acquisto. Tutti gli altri vivono il GPadel ogni giorno. E questo fa la differenza”.

Avete quindi scelto di non puntare su una squadra d’importazione, ma su un gruppo costruito internamente?
“Assolutamente sì. Noi vogliamo far crescere i ragazzi che sono qui, creare una squadra vera. Dietro ai risultati c’è tanto lavoro quotidiano: allenamenti, programmazione, spirito di squadra. Non è facile salire ogni anno di categoria se non hai una base solida”.

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Ora vi aspetta la Serie A. Cambia l’approccio?
“L’entusiasmo è altissimo, più che mai. Molti dei ragazzi che scenderanno in campo in A hanno fatto tutte e tre le promozioni. Per loro non è solo un campionato: è il coronamento di un percorso. L’obiettivo ora è chiaramente mantenere la categoria. E per farlo vogliamo confermare la rosa, magari con qualche innesto mirato, ma sempre nel rispetto della nostra filosofia”.

Quella di un club che si definisce più “community” che circolo, giusto?
“Esatto. GPadel è nato come prima realtà dedicata esclusivamente al padel a Torino. Non ci consideriamo un circolo tradizionale: abbiamo diversi centri, facciamo tante attività, tornei, iniziative. Il padel è diverso dal tennis anche sotto questo aspetto: il concetto di 'vivere il circolo' è meno scontato; quindi, devi creare tu le occasioni per aggregare. E noi ci impegnano in questa direzione, con buoni risultati”.

Nel femminile invece non è arrivata la promozione, ma avete sfiorato il colpaccio.
“Esatto. Le ragazze hanno perso 2-1 ai quarti contro il Contra Padel di Roma, che poi ha conquistato la A. Un grande peccato, perché ce la siamo giocata fino alla fine. Ma per noi è stato comunque un successo: la squadra femminile era stata ripescata in Serie B e l’obiettivo era salvarsi. Invece siamo arrivate a un passo dalla promozione”.

Quante squadre avete oggi nel club?
«Due in Serie C, una maschile e una femminile, e poi 12 formazioni in Serie D tra uomini e donne. Per noi è fondamentale che la prima squadra sia il vertice di un percorso accessibile a tutti. Un ragazzo o una ragazza può iniziare in D e sognare di arrivare in A. Questo dà senso a tutto”.

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