No, non sarà un’avventura: il padel sbarca a Sassari

A Sassari una stella del basket scommette sul Padel

di Valentina Guido | 25 marzo 2020

Dopo Olbia e Cagliari, anche Sassari ha iniziato la sua storia con il padel, sport della racchetta più giovane del tennis ma già molto diffuso nel mondo, soprattutto in Spagna e America Latina. Per il momento il padel in città è sinonimo di Sporting Milano 26, il primo e unico circolo a offrire l’opportunità di giocare nella tipica gabbia circondata da pareti di vetro. I campi sono due, ma presto diventeranno tre. Non è un caso, perché qui a partire dallo scorso autunno c’è uno sportivo di alto livello, un veneto di 45 anni e oltre 2 metri di altezza, amatissimo dai sardi e ormai sassarese di adozione: Manuel Vanuzzo è stato capitano della Dinamo Basket Banco di Sardegna, squadra in cui ha militato per 9 anni e con cui ha conquistato la promozione in A1 nel 2010, lo scudetto della massima serie, una Supercoppa e due Coppe Italia nel 2014-2015.

Una star del basket dietro la nascita del padel a Sassari

C’è dunque il talento di una star del basket dietro la decisione di investire in una disciplina che vede moltiplicarsi i praticanti in tutta Italia mese dopo mese. “Non sono un esperto, però ho visto le statistiche e sono convinto che il padel non sarà solo una moda. Io stesso quando posso gioco e lo trovo divertente. Non ci sono tante regole ed è abbastanza semplice per tutti: l’importante è che i quattro giocatori in campo siano tutti della stessa età o dello stesso livello”, continua il capitano. Vanuzzo, allertato da un collega della palla a spicchi, aveva iniziato a pensarci già da qualche anno e poi, colta a metà del 2019 l’occasione di gestire la pizzeria e gli impianti sportivi del Milano 26, è passato dalle parole ai fatti assieme a un socio. Non è facile, soprattutto in questo periodo caratterizzato da un’emergenza sanitaria che ha fermato lo sport, i ristoranti, tutta la vita sociale. Ma la scommessa continua perché le potenzialità ci sono. Il circolo Milano 26 è affiliato FIT sia per il tennis che per il padel. Ma oltre a 4 campi da tennis, 3 campi da calcetto e due campi da padel, la struttura comprende una pizzeria, un salone ricevimenti, una vasta area all'aperto, un parcheggio. “Non si trovano spazi così ampi in città – prosegue Vanuzzo – Inoltre, l’arena del padel ha 1.500 posti. Stiamo pensando a un grande evento”. Qualche indizio? “Meglio non dire niente, ancora”. Massimo riserbo, giustificato per altro dall'emergenza sanitaria che ci ha investito (quando è stata realizzata l’intervista, la pandemia non era ancora ufficiale ma stava avanzando inesorabilmente). E’ chiaro comunque che le idee e la voglia di fare non mancano.

Sassari chiama Olbia

Per iniziare, Vanuzzo si è rivolto a Giovanni Derosas, pioniere del padel in Sardegna e unico Maestro nell'isola. “Ricordo ancora nel 2015 quelle serate infinite sul waterfront a Olbia. Facevo provare i turisti per tutto il pomeriggio fino alle 2 di notte. Centinaia di persone si fermavano a guardare”, racconta Derosas. Il padel in Sardegna è iniziato così e adesso il quartier generale sono i campi del Geovillage con numeri di tutto rispetto: “Ci sono circa 90 praticanti che in estate si triplicano. Non male per una cittadina di 50mila abitanti”. Cagliari ha numeri più alti ma del resto il bacino d’utenza è diverso. Derosas è convinto che potrebbe funzionare anche a Sassari. “A livello amatoriale ha un approccio più semplice del tennis e anche chi non ha mai giocato impara abbastanza in fretta a mandare la palla dall'altra parte. Questo incentiva l’autostima e incoraggia a continuare”. Altri sportivi di primo piano si sono accorti del padel, come i calciatori Totti, Mancini, Vialli, Mihajlovic e in qualche modo possono contribuire alla visibilità di questo sport, che presto potrebbe diventare disciplina olimpica. Per quanto riguarda l’agonismo, sebbene raggiunta dall'ondata del padel in ritardo, la nostra isola può già orgogliosamente far esibire sui palcoscenici internazionali due atleti olbiesi under 16 (un ragazzo e una ragazza): Gabriele Derosas e Tharyn Cavallaro, protagonisti ai Mondiali juniores di Castellon a ottobre 2019.

Piccolo glossario del padel

Il padel utilizza una racchetta di gomma e carbonio priva di corde, più corta di quella da tennis, perciò l’impatto con la palla è più vicino alla mano e questo facilita il gioco, adatto a bambini, giovani e anziani. La palla è quasi uguale a quella da tennis a parte la peluria, più corta e compatta. Ci sono i colpi classici  - dritto, rovescio e volée come nel tennis - e poi la “bandeja” e la “vibora”: bandeja vuol dire “vassoio” ad indicare il modo in cui la pallina deve essere portata sul piatto della racchetta rivolto verso l’alto. Più che una volée, è una sorta di schiaffo al volo di dritto. “Vibora” significa “serpente” perché è un colpo simile alla bandeja come impostazione ma con un taglio che rende la palla strisciante, veloce, difficile da intercettare per l’avversario. Si serve dal basso. Il campo è in erba sintetica e contiene 3000 chilogrammi di sabbia. Diversamente dal tennis, non sono previste altre superfici. Si gioca sempre in 4, cioè in doppio. La palla può rimbalzare sulle pareti di vetro che circondano il campo ed essere nuovamente colpita dai giocatori. Se a livello base accostarsi a questo sport può essere definito semplice, naturalmente a livello agonistico il padel ha tutta un’altra complessità tecnica.

L’INVENZIONE DEL MESSICANO CORCUERA

Anche se in Italia è conosciuto dagli anni ’90, il Padel è nato negli anni ’60. Il gioco è stato inventato in Messico dal facoltoso Enrique Corcuera che voleva costruire un campo da tennis nel cortile della propria villa. Troppo tardi si accorge che lo spazio è insufficiente, ma invece di bloccare i lavori, li fa proseguire per dar vita di fatto a un gioco nuovo. Su quel campo più piccolo di quello da tennis (10 metri per 20), delimitato da strutture in muratura e recinzioni di metallo, Corcuera inizialmente riserva la primizia solo agli ospiti della sua villa, finché nel 1974 riceve la visita di un amico spagnolo che decide di portare il padel a Marbella. Da allora la passione per questa nuova disciplina si è estesa a tal punto in Spagna, che oggi circa il 10 per cento della popolazione gioca a padel.

Il Padel nelle scuole a Sassari

Se finora a Sassari il padel è stato praticato con lezioni individuali e collettive in modo non continuativo, da settembre 2020 (o appena possibile) allo Sporting Milano 26 dovrebbe cominciare il corso istituzionale che affiancherà la scuola tennis. Ha le idee chiare Enrico D’Angelo, Maestro di tennis in procinto di diventare istruttore di padel. A lui e alla collega Cinzia Masala manca solo l’esame finale: era previsto ai primi di marzo, ma per via dell’emergenza coronavirus è stato rinviato. “Abbiamo progettato due tipologie di attività promozionali con le scuole – Spiega D’Angelo dal suo ritiro casalingo – Un corso di minipadelper i bambini delle elementari dopo la fine dell’anno scolastico. L’altra attività,da iniziare teoricamente a marzo, coinvolge il Liceo scientifico sportivo dell’Istituto Europa”. Qual è la principale differenza tra l’insegnamento del tennis e del padel? “Chi si appassiona a questo sport poi non lo lascia. Nelle palestre si registra un tasso di abbandono del 50 per cento e si punta quindi su un rapido turn over. Insegnando sia tennis che padel, vedo che è più facile far appassionare le persone al padel. Credo che questa disciplina crescerà ancora: conisderiamo l’aumento esponenziale degli impianti in Italia”. Per ora la comunità sassarese del padel conta una cinquantina di praticanti, ma un vero e proprio bilancio avrà più senso nei prossimi mesi o tra un anno o due, considerato lo stop forzato.

Prossima fermata Alghero?

E mentre Sassari si attrezza, potrebbe essere Alghero la prossima località a dotarsi di campi da padel nel Nord Sardegna. Questa è l’impressione che si riceve parlando con gli addetti ai lavori. L’Italia sarà una nuova Spagna? Verrebbe da dire che il padel non è solo una moda o un’avventura.

La scommessa è lanciata.

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