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Gli azzurri

Rolando Del Bello

ROLANDO DEL BELLO

Luogo e data di nascita: Roma, 26 ottobre 1925 (scomparso a Nerviano (MI), 1 gennaio 2002).

In Coppa Davis: Tra il 1950 e il 1953 partecipò a 13 incontri tra nazioni vincendo 15 dei 25 match disputati (14 su 24 in singolare). Esordì a Eastbourne il 6 maggio 1950, sconfitto da Geoffrey Paish (64 46 63 46 63) nell’incontro che l’Italia si aggiudico per 3-2 sulla Gran Bretagna. Fece parte della rappresentativa azzurra che raggiunse la finale interzone nel 1952.

Nei tornei del Grande Slam: entrò 10 volte nei main draw tra il 1947 e il 1953, raggiungendo due ottavi di finale: a Wimbledon nel 1949 (- John Bromwich, Aus, 6-1 6-1 6-0) e a Parigi nel 1952 (- Budge Patty, Usa, 3-6 6-1 6-2 7-5).

Agli Internazionali d’Italia: raggiunse i quarti di finale nel 1950 (- B. Patty, Usa, 6-4 6-4 6-4) e nel1951 (- B. Patty, Usa, 6-2 0-6 6-2 3-6 6-2) e gli ottavi nel 1952. In doppio fu semifinalista nel 1952 con Mario Belardinelli: furono battuti 6-4 6-4 6-2 da Frank Sedgman e Jaroslav Drobny, poi vincitori del torneo.

Titoli e finali nel circuito mondiale: le statistiche riportano solo le sue presenze e i suoi match in Coppa Davis e nei tornei del Grande Slam, fino al 1954, anno in cui passò al professionismo precludendosi la partecipazione a queste manifestazioni

Rolando Del Bello

Titoli italiani: vinse il titolo di singolare nel 1950 (battendo in finale il fratello Marcello 6-2 6-3 4-6 6-3) e quello di doppio maschile nel 1949 e 1951 (entrambi con Mario Belardinelli) ai Campionati italiani assoluti.

Miglior classifica italiana: fu n. 2 d’Italia nel 1951, n. 3 nel 1952 e 1953.

A livello giovanile: conquistò il titolo under 18 di singolare e doppio nel 1942 e di doppio misto nel 1940, affermandosi come uno dei migliori juniores italiani del periodo prebellico.

Note: fratello di Marcello Del Bello, di lui scrisse Gianni Clerici, ricordandolo il giorno dopo la sua scomparsa: ”Papà Oberdan, gestore e allenatore di un circolo romano, costringeva i figli a riprovare i loro colpi di fronte a uno specchio, sicuro che a miglior stile corrispondesse miglior rendimento. Ancora piccolo, Rolando fu travolto da un vagoncino di un' impresa edile, e salvò a stento la caviglia destra martoriata. Su quell' improbabile sostegno raggiunse incredibili risultati, senza mai lagnarsi dei limiti di una malferma deambulazione. Pian piano rosicchiò punti e classifica al fratello maggiore, sino a batterlo in una finale degli Assoluti a Palermo, che Marcello terminò in lacrime: fiducioso nel diritto di primogenitura, aveva creduto che Rolando gli avrebbe fatto omaggio del match. Era il 1950. Difficile dire dove sarebbe giunto senza la menomazione quell' ometto, che raggiungeva a stento il metro e settanta, e parlava di se come di "Rolando 'o Zoppo", mentre gli amici l' avevano ribattezzato "Ercolino", per qualche somiglianza con un personaggio di un giornale satirico. Vivamente estroverso, Rolando divenne maestro intorno alla trentina, dedicandosi con una umiltà insolita in un campione ad allenare signorini e cumenda, dapprima comacini, poi milanesi. Anche da professionista, mai gli venne meno l' amore per il gioco, e lo si vide spessissimo sui campi dei tornei veterani, con lo stesso spirito e la grinta dei tempi belli. Continuò ad insegnare a lungo al Tennis Club Milano Alberto Bonacossa”.